Possiamo camminare poco con il fisico, ma molto con la lettura e la fantasia. Una storia autobiografica di una scelta, di cambiamento, di cammini. Per scoprire che il cammino non è solo un atto fisico, ma un "modo di essere" e “di stare” nel mondo.
“I tuoi passi diventano costanti, il tuo movimento si fa ripetitivo e uguale a se stesso. Ti aiutano i bastoncini, che con le tue braccia, si muovono avanti e indietro, in alternativa ai piedi. Uno-due, uno-due.
Non è marcia, è un ritmo diverso. Se fai attenzione, assomiglia ad un canto sacro, a una preghiera. Lo puoi accompagnare con l'Om Mani Padame Hum dei buddhisti tibetani. Oppure recitando lentamente una poesia, appoggiando ciascuna sillaba a un passo.
Il tuo cammino diventa allora un viaggio interiore, un lungo sogno ad occhi aperti che aumenta le tue percezioni. Cammini in un luogo ma sei contemporaneamente in un altro. Anzi, di più. ..."
“Cosa mi piacesse del camminare non so, di certo mi piacevano i camminatori.
Persone schiette, temprate, che non pronunciano parole inutili (per conservare fiato).
Soprattutto che non chiedono «Che cosa fai?» prima di «Come stai?».
Abituata alla vita cittadina, dove le relazioni si misurano in status, cognomi, stipendi e carriera, ne sono stata conquistata. Finalmente qualcuno mi accoglieva come persona e non mi riempiva la testa di ...”
Tratto da: Io cammino da sola, di Alessandra Beltrame - Ediciclo Editore (2017)